Genesi di un restauro, tra storia, leggende e misteri
Rapa Nui
Luca Bracali
Rapanui
Lorenzo de’ Medici Press
RAPA NUI. GENESI DI UN RESTAURO FRA STORIA, LEGGENDE E MISTERI
In “Rapa Nui. Genesi di un restauro fra storia, leggende e misteri”, le immagini di Bracali ci raccontano una terra di una bellezza primordiale. I colori del mare, della roccia, dell’erba e del cielo sono profondi, vitali: lo spazio è aperto ovunque si posi lo sguardo, senza confini, illimitato. Il lettore [o lo spettatore?] percepisce nettamente un forte senso di libertà allo stato puro che è quasi inebriante. E su questo scenario, improvvisamente, compaiono i moai, che sembrano sorgere, emergere dalle viscere della terra, risvegliandosi e sollevandosi, pronti a parlare, finalmente, a raccontarci la loro verità.
Ma per comprendere pienamente l’importanza di un restauro come quello dei moai dell’Isola di Pasqua è necessario partire dal passato per capire quando, come e perché furono costruiti questi giganteschi monoliti, e con quali conseguenze, a breve e lungo termine. Per arrivare a ciò De Ceglie rilegge il passato dell’isola, sia attingendo ai resoconti diretti dei primi esploratori occidentali che entrarono in contatto con la civiltà rapanui, ma soprattutto analizzando i risultati delle ricerche svolte con i nuovi strumenti di analisi che la scienza ha messo a punto per indagare anche laddove i fatti non sono scritti con l’alfabeto degli uomini. Prende così forma una verità diversa, che muta la nostra percezione di questo popolo vissuto per secoli lontano da tutto, sospeso tra leggende e misteri.
Il restauro è un grande traguardo, raggiunto con tenacia e non senza difficoltà dal professor Casamenti. Con l’umiltà ed il rispetto si è superata la diffidenza che le innumerevoli passate esperienze avevano generato. Perché sussisteva un errore di fondo: questo non è semplicemente un restauro di statue di pietra, ma di una immensa memoria; della storia. E questo non è un affare: si tratta salvare il passato per garantire un futuro.
VIDEO DOCUMENTARIO
Dal canto suo Diego Nicoletti usa sapientemente la videocamera per catturare sequenze in grado di trasportarci oltre la materia e lo scenografico. Riesce a cogliere lo spirito della natura, delle cose, delle persone che popolano l’isola. E sorprendentemente riesce anche a farci “vedere” il tempo: un tempo che scorre veloce e inesorabile, che tutto sovrasta e trasforma, non ultimi i giganti di pietra, che pure tentano di restare impassibili. È questo il contesto quasi fantastico che fa da sfondo alla storia di un gruppo di restauratori impavidi, che vincono la battaglia contro i segni del tempo.
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